-------------Capitolo 21
La mattina mi svegliai con fatica, come quando ci si sveglia da un bel sonno e sembra di star ancor sognando anche da svegli con le coperte che sembrano darci quel calore che una volta tolte sarebbe un vero peccato, così, dopo cinque minuti lì sotto, mi alzai e andai a prendere la divisa scolastica per poi scendere a fare colazione, mia madre non era in casa, era andata a lavorare, o almeno era questo che c’era scritto su un biglietto sul tavolo, e quindi con un bicchiere di latte mi sbrigai e di fretta andai a prepararmi, stavo già per fare in ritardo, uscì fuori prendendo la valigia con i miei libri e corsi a scuola.
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Entrai prima della chiusura dei cancelli, giusto in tempo, la cosa che non mi era andata giù era che quelli dell’ultimo anno erano fuori, quindi anche i miei vecchi compagni e quello lì, Rei, e così cercando di non farmi vedere da quegli idioti che giocavano tra di loro come fossero ancora ragazzini della sesta elementare entrai dentro la scuola aprendo la porta, feci un sospiro di sollievo ma avevo cantato vittoria troppo tardi, sentii una stretta al polso, abbassai il capo –Dove vai? Non saluti i tuoi vecchi compagni?- sentii delle risate dietro di me, probabilmente degli altri compagni, non ci sopportavamo già da prima ma dopo quella volta era ancora peggio, scostai il braccio cercando di togliermi da quella situazione ma mantenne la presa –Allora?- disse sempre con tono da presa in giro –Rei, lasciami andare.- -Perché dovrei?- -Perché non dovresti?- risposi voltando il capo e guardandolo con una smorfia, vidi lui spalancare gli occhi come se si aspettasse più me che urlavo che una risposta divertita, lasciò la presa e se ne andò, presi un sospiro e corsi in classe, ero già in ritardo di ben 10 minuti.
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Quando entrai c’era il professore di storia già lì seduto –Alla buon’ora signorina Arukawa., ha fatto colazione o vuole che l’attendiamo per quella?- lo guardai col viso abbassato alzando semplicemente lo sguardo e andai a sedermi tranquillamente –Non ha nulla da dire?- continuò stuzzicandomi –Signorina, è sorda?- voltai semplicemente il viso e lo fissai male con un mezzo sorriso sul viso –Le pare che non l’abbia sentita?- risposi per poi girare il volto e sedermi mettendomi alla mia solita posizione, busto in avanti con le braccia sul banco e la testa in mezzo, sentii qualcuno chiamarmi, lo fissai con la coda dell’occhio, era di sicuro lui ed era imbarazzante parlargli, vidi che si accorse del mio sguardo e così bisbigliò –E’ successo qualcosa…?- sorrisi a ciò che disse e voltando lo sguardo davanti a me bisbigliai anche io –Solo qualche seccatore… ma anche io sono abbastanza ritardataria- dissi con tono divertito, continuò a bisbigliare –Seccatore?- -Si, dei tipi di due anni fa… miei vecchi compagni…ma nulla di che- sbuffai e chiusi gli occhi, non avevo voglia di parlare, senza un valido motivo, credo se ne accorse di fatti sospirò e fece finta di nulla, così proseguì la lezione finché non arrivò la pausa pranzo, vidi avvicinarsi subito le ragazze –Hei! Vi sentivo parlare, seccatori? Chi?- li guardai male e sbuffai –Oh, ne ho qualcuno davanti per ora- dissi riferendomi a loro con sarcasmo, vidi loro irrigidirsi –Che cattiva!!- rispose Haruka con sarcasmo, feci una risata per poi alzarmi –Andiamo a mangiare allora?- si fissarono tra di loro e sospirando sconfitte dato che non avrei di sicuro parlato su quell’argomento e andammo a pranzare in cortile vicino al campetto di calcio.
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Ci sedemmo sulla panchina lontana un 10 metri dal campo, i ragazzi si sedettero a terra dato che non c’era posto, presi il panino che avevo nello zaino che mi ero portata dietro –Perché ti sei portata dietro lo zaino?- chiese Kuro –Non mi andava di portarmi dietro solo il panino…- risposi annoiata, notai che Riku mi fissava e così mi voltai verso Haruka che era dal lato opposto –Te cosa mangi?- vidi lei illuminarsi –Speravo qualcuno me lo chiedesse! Ho portato da casa un bentou e ci sono delle omelette per tutti!- la guardai con sorpresa ma felice –Davvero??- chiesi con tono allegro –Sii!- disse porgendomi il bentou aperto con dentro le omelette, posai il panino sulle mie gambe e ne presi una mangiandola in poco tempo, vidi tutti fissarmi –E’ buonissima grazie!- risposi contenta per poi mantenere lo sguardo che gli altri mi rivolgevano –Perché mi fissate?- -Niente, volevamo essere sicuri che non fosse avvelenato.- rispose Sasayan –E te saresti il mio ragazzo?- rispose lei dandogli un colpetto alla spalla, scoppiarono tutti a ridere, me compresa e così passò la pausa pranzo.
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La mattina mi svegliai con fatica, come quando ci si sveglia da un bel sonno e sembra di star ancor sognando anche da svegli con le coperte che sembrano darci quel calore che una volta tolte sarebbe un vero peccato, così, dopo cinque minuti lì sotto, mi alzai e andai a prendere la divisa scolastica per poi scendere a fare colazione, mia madre non era in casa, era andata a lavorare, o almeno era questo che c’era scritto su un biglietto sul tavolo, e quindi con un bicchiere di latte mi sbrigai e di fretta andai a prepararmi, stavo già per fare in ritardo, uscì fuori prendendo la valigia con i miei libri e corsi a scuola.
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Entrai prima della chiusura dei cancelli, giusto in tempo, la cosa che non mi era andata giù era che quelli dell’ultimo anno erano fuori, quindi anche i miei vecchi compagni e quello lì, Rei, e così cercando di non farmi vedere da quegli idioti che giocavano tra di loro come fossero ancora ragazzini della sesta elementare entrai dentro la scuola aprendo la porta, feci un sospiro di sollievo ma avevo cantato vittoria troppo tardi, sentii una stretta al polso, abbassai il capo –Dove vai? Non saluti i tuoi vecchi compagni?- sentii delle risate dietro di me, probabilmente degli altri compagni, non ci sopportavamo già da prima ma dopo quella volta era ancora peggio, scostai il braccio cercando di togliermi da quella situazione ma mantenne la presa –Allora?- disse sempre con tono da presa in giro –Rei, lasciami andare.- -Perché dovrei?- -Perché non dovresti?- risposi voltando il capo e guardandolo con una smorfia, vidi lui spalancare gli occhi come se si aspettasse più me che urlavo che una risposta divertita, lasciò la presa e se ne andò, presi un sospiro e corsi in classe, ero già in ritardo di ben 10 minuti.
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Quando entrai c’era il professore di storia già lì seduto –Alla buon’ora signorina Arukawa., ha fatto colazione o vuole che l’attendiamo per quella?- lo guardai col viso abbassato alzando semplicemente lo sguardo e andai a sedermi tranquillamente –Non ha nulla da dire?- continuò stuzzicandomi –Signorina, è sorda?- voltai semplicemente il viso e lo fissai male con un mezzo sorriso sul viso –Le pare che non l’abbia sentita?- risposi per poi girare il volto e sedermi mettendomi alla mia solita posizione, busto in avanti con le braccia sul banco e la testa in mezzo, sentii qualcuno chiamarmi, lo fissai con la coda dell’occhio, era di sicuro lui ed era imbarazzante parlargli, vidi che si accorse del mio sguardo e così bisbigliò –E’ successo qualcosa…?- sorrisi a ciò che disse e voltando lo sguardo davanti a me bisbigliai anche io –Solo qualche seccatore… ma anche io sono abbastanza ritardataria- dissi con tono divertito, continuò a bisbigliare –Seccatore?- -Si, dei tipi di due anni fa… miei vecchi compagni…ma nulla di che- sbuffai e chiusi gli occhi, non avevo voglia di parlare, senza un valido motivo, credo se ne accorse di fatti sospirò e fece finta di nulla, così proseguì la lezione finché non arrivò la pausa pranzo, vidi avvicinarsi subito le ragazze –Hei! Vi sentivo parlare, seccatori? Chi?- li guardai male e sbuffai –Oh, ne ho qualcuno davanti per ora- dissi riferendomi a loro con sarcasmo, vidi loro irrigidirsi –Che cattiva!!- rispose Haruka con sarcasmo, feci una risata per poi alzarmi –Andiamo a mangiare allora?- si fissarono tra di loro e sospirando sconfitte dato che non avrei di sicuro parlato su quell’argomento e andammo a pranzare in cortile vicino al campetto di calcio.
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Ci sedemmo sulla panchina lontana un 10 metri dal campo, i ragazzi si sedettero a terra dato che non c’era posto, presi il panino che avevo nello zaino che mi ero portata dietro –Perché ti sei portata dietro lo zaino?- chiese Kuro –Non mi andava di portarmi dietro solo il panino…- risposi annoiata, notai che Riku mi fissava e così mi voltai verso Haruka che era dal lato opposto –Te cosa mangi?- vidi lei illuminarsi –Speravo qualcuno me lo chiedesse! Ho portato da casa un bentou e ci sono delle omelette per tutti!- la guardai con sorpresa ma felice –Davvero??- chiesi con tono allegro –Sii!- disse porgendomi il bentou aperto con dentro le omelette, posai il panino sulle mie gambe e ne presi una mangiandola in poco tempo, vidi tutti fissarmi –E’ buonissima grazie!- risposi contenta per poi mantenere lo sguardo che gli altri mi rivolgevano –Perché mi fissate?- -Niente, volevamo essere sicuri che non fosse avvelenato.- rispose Sasayan –E te saresti il mio ragazzo?- rispose lei dandogli un colpetto alla spalla, scoppiarono tutti a ridere, me compresa e così passò la pausa pranzo.
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Dovevo ancora tornare in classe, dissi a tutti di
andare avanti, io mi stavo fermando alla macchinetta per prendere una bottiglia
d’acqua, presi la bottiglietta, mi stavo per abbassare a
prenderla quando qualcun altro la prese al mio posto, mi voltai con un da farsi
confuso –Cosa..- spalancai gli occhi a vederlo ma mi ricomposi
subito, misi la mano a porgere verso di lui –Ridammela.- aprì la bottiglietta e iniziò a berla, gli
diedi un colpo alla spalla, vidi lui togliere la bottiglietta e iniziare a
ridere, mi venne un sussulto e abbassai il volto un po’ rossa come se mi avesse colpito –Allora avevo ragione a pensare che ti facevo ancora
questo effetto.- mi innervosii e ricomponendomi gli risposi in modo freddo –Ci credi davvero tanto, vero Rei?- lo vidi fare un
sorrisetto da sbruffone –Non è che io ci creda, sbaglio o eri appena
arrossita?- disse mettendomi una mano sul mento e avvicinandosi a me, lo
scostai e mi allontanai di poco –Ti sbagli, e tanto.- e così mi voltai per andare in
classe che ero già in ritardo, sentii una presa al polso, fui tirata indietro e
messa con le spalle verso la macchinetta, mi mise la bottiglia vicino la bocca e
mi guardò con il suo fare da sbruffone –Cosa vuoi Rei?!- chiesi irritata, mi veniva da
schiaffeggiarlo –Non porti via la bottiglietta?- -Dovrei prendere una
roba da dove hai bevuto te? Mi fai schifo persino a vederti lontano chilometri,
figurati se bevessi da un posto dove hai già bevuto te.- risposi in modo secco
e sicura –Che scortese che sei, allora vuoi che ti passi l’acqua bocca a bocca?- lo guardai male e mi avviai per
mollargli un ceffone, ma lo vidi immediatamente spostarsi come spinto e
sentirmi il polso preso –Scusa ma lei la porto via io.- lo guardai stranita,
che ci faceva fuori? Non era rientrato? –Riku!- dissi stupefatta e poi mi lasciai trascinare –Non finisce qui, piccola Mizu-chan- disse con il suo
solito tono idiota –E’ finita già da tempo, Riku.- risposi secca tenendo il
volto abbassato.
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-Un giorno mi spiegherai chi è quello ma per ora torniamo in classe che il prof mi ha mandato a cercarti- -E’ arrabbiato?- -Un po’.- -Mh.- dissi come se non mi fregasse poi così tanto –Grazie- bisbigliai, mi rispose con ‘mh’ come se corrispondesse ad un ‘prego, mi hai fatto preoccupare’ ma mi sentivo contenta del suo comportamento forte quando serviva e così tornammo in classe.
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-Un giorno mi spiegherai chi è quello ma per ora torniamo in classe che il prof mi ha mandato a cercarti- -E’ arrabbiato?- -Un po’.- -Mh.- dissi come se non mi fregasse poi così tanto –Grazie- bisbigliai, mi rispose con ‘mh’ come se corrispondesse ad un ‘prego, mi hai fatto preoccupare’ ma mi sentivo contenta del suo comportamento forte quando serviva e così tornammo in classe.
La giornata passò tranquillamente da lì in poi a
scuola e così tornai a casa tranquilla, anche se, una volta sul letto pensai
alla giornata “Ho avuto un sussulto, è vero, ma è solo perché mi
ricordava il passato, io odio quel tipo, mi ha fatto del male in uno dei miei
peggiori momenti, cercavo conforto e ho trovato semplicemente un altro muro,
tutti idioti” mi addormentai con una lacrima che mi scendeva giù
per il viso ‘ti voglio bene..’ bisbigliai riferendomi ad una persona di cui cercavo
di evitare di parlarne o di pensarci da tre lunghi anni, ma sapevo ne avrei
dovuto riparlare e ricordarlo prima o poi.
-----Fine capitolo 21
-----Fine capitolo 21